Donna seduta con ginocchio piegato, Egon Schiele
- Matilde Gilioli
- 27 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Nudi scabri, distorti, scheletrici e soli ma primordialmente eterni

Titolo: Donna seduta con ginocchio piegato
Aurore: Egon Schiele
Data: 1917
Formato: 318x478mm
Tecnica: guazzo, acquerello, matita nera
Stile: espressionismo austriaco
Luogo: National Gallery, Praga
La donna è Valerie Neuzil (Wally), modella e amante prima di Gustave Klimt poi di Schiele, rappresentata in una posa disarmonica e contratta. La testa appoggiata sul ginocchio sinistro che abbraccia, stringendo a sé con le mani la caviglia, e lo sguardo allo spettatore. Le membra sono spigolose e i capelli, finemente disegnati in un rosso sanguigno ci urtano e rimandano all'amore travagliato dei due giovani.
La linea dei contorni è spezzata e nervosa ma precisa come l'istintiva forza erotica che l'autore vuole rappresentare.
Il disegno cerca invano di riempire il bianco del foglio come uno zoom fotografico dove parti della foto vengono tagliate, da notare infatti che nella parte inferiore la modella è monca di parte dei piedi. La figura umana, come in tutte le opere dell'artista viennese, è isolata, in bilico tra la vita e la morte e rappresentante della sua solitudine e dell'agitata insoddisfazione emotiva sfociante in un amore distorto dove il sesso diventa l'unica forma di vita per una condizione umana da sopravissuto. Usarsi e disfarsi per non rimanere soli.
Quest'opera fu realizzata da Schiele a fine carriera, il giovane artista morirà a soli ventotto anni di influenza spagnola pochi giorni dopo la moglie, Edith, incinta del loro primo figlio. Qualche anno prima, nel 1912, Schiele fu accusato di abuso di minori da parte del padre di una delle sue modelle. L'accusa fu poi modificata in pornografia ma per l'artista questo fu un evento profondamente traumatico che lo portò a realizzare successivamente opere come questa dove il soggetto non è più nudo. Della modella, in quest'opera, non sono che esposte le braccia, il viso e parte della coscia; il resto del corpo è coperto dai vestiti: accenno di scarpe bianche, calze autoreggenti nere, intimo bianco e una canottiera di un verde brillante.
I colori sono allucinati e netti: il rosso sanguigno dei capelli, il nero delle calze e il bianco della pelle richiamano alla condizione mortale dell'uomo, al suo vivere e non vivere come uno zombie destinato ad esistere senza vivere e a non poter andarsene perché non completamente morto. Una condizione di emarginazione, solitudine e sofferenza che l'artista ci comunica attraverso gli occhi dei suoi modelli. Gli iconici occhi verdi di Wally sono ammalianti ed erotici ma anche inquieti e urtanti. Il malato bisogno di amore per non sentirsi soli guida gli animi delle figure spigolose e contratte, nervose e sofferenti disegnate da Schiele. Nel contatto visivo dei soggetti di Schiele leggiamo la profondità dell'animo umano e la solitudine che accomuna tutti.
Spogliati dei colori, dei vestiti, dei contesti non rimane che un'anima sola a zonzo per il mondo in cerca di amore per alleviare la propria sofferenza mortale.
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